“I vecchi che scrivono poesie” di Luciano Celotti

I vecchi che scrivono poesie
lo fanno a notte fonda
quando nessuno se ne accorge,
nel mentre pregano la Vergine Maria
con la quale hanno confidenza.
I vecchi che scrivono poesie
amano con patetica passione,
dipoi li vedi cupi e colmi di vergogna
immersi in tristissimi pensieri:
amano la vita,
ma non disdegnano la morte.
I vecchi che scrivono poesie,
sono a volte semplici ‘scoliasti’
e altre dei ‘trovarobe’ occasionali
per dirla alla Montale.
Ma non hanno colpa alcuna
se scrivono imitando Alfonso Gatto,
Caproni o Luzi,
perché loro non lo sanno.
I vecchi che scrivono poesie
lo fanno per deridere il destino,
per recitare una preghiera
senza muovere le labbra.
E quando, affacciati sul balcone,
ammirano un tramonto,
il loro pianto viene soffocato
nel palmo della mano.
I vecchi che scrivono poesie
lo fanno per assolvere se stessi,
recitare un ultimo mea culpa
e non farsi trovare impreparati.
I vecchi che scrivono poesie
lo fanno per sentire se nel petto
il cuore batte ancora, se il sangue
scorre nelle vene.
E se la morte sopravviene,
la poesia li tiene ancora in vita
il tempo sufficiente
per indossare l’abito da festa.
Per questo i vecchi scrivono poesie:
sennò per cosa?

0
  Articoli Correlati
  • No related posts found.