“Scrivere una poesia d’amore” di Luciano Celotti

Scrivere una poesia d’amore
è ciò che servirebbe adesso
per estraniarmi e illudermi ancora:
una poesia che mi facesse levitare
un metro sopra terra.
Scrivere una poesia come sapeva Keats,
o Prèvert o Dario Bellezza e
anche Montale a conoscerlo meglio.
Scrivere una tal poesia d’amore
in una notte di luna piena
è ciò che servirebbe adesso
per lenire le mie disperazioni.
E da lontano, ma non troppo,
servirebbero le accorate note
di Debussy, Schuman e di Albinoni:
allora sì che la mia ispirazione
sollecitata dal magico momento,
troverebbe l’estro per soddisfare
il desiderio di rivalsa che m’ha preso.
E magari scriverei una poesia d’amore
alla maniera di Kahlil Gibran, Catullo,
Nazim Hikmet e di Alda Merini.
E con la luna piena, servirebbe anche
baciare la mia donna così come dipinse
Francesco Hayez, ma senza
sfiorar di labbra, senza proferir parola.
Scrivere una poesia d’amore
aggrappandomi alla luna con il languore
che colse Giacomo Leopardi
mentre annegava nello spazio oscuro.
Oltre a questi altri potrebbero
servire a darmi il giusto avvio:
Shelley, De Musset, Neruda
e Kant perfino, e farmi levitare
un metro sopra terra.
Scrivere una poesia d’amore
in una notte fortunata
colto da divina ispirazione,
e in pochi versi, levitando
un metro sopra terra,
sfogare tutto il mio livore.
E senza stupefazione alcuna,
librarmi tra terra e cielo,
perdonare e maledire
al tempo stesso, finalmente
incontaminato e puro

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